FRANCESCO DE BLASIIS
(1807 – 1873)
Deputato ai Parlamenti Napoletano e Italiano, Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio e Consultore di Stato del Governo Rattazzi
(1807 – 1873)
Deputato ai Parlamenti Napoletano e Italiano, Ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio e Consultore di Stato del Governo Rattazzi
Patriota e uomo politico (Città Sant’Angelo (Teramo) 1807 – Roma 1873).
Laurea in Giurisprudenza; Funzionario amministrativo. Deputato al parlamento napoletano del 1848, la reazione borbonica lo costrinse a esulare. Rifugiatosi in Toscana, partecipò ai fatti del 1859 e in seguito fu deputato al parlamento italiano dalla VII all’XI legislatura (1861-73). Ministro degli Interni della luogotenenza di Napoli nel 1860, fu nel 1867 ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio col Rattazzi. Visse nel palazzo oggi nominato Maury.
Francesco De Blasiis ebbe molta parte nel Risorgimento nazionale.
Nato a Città S. Angelo il 4 luglio 1807, nel 1848 fu eletto deputato al Parlamento napoletano. Firmò la famosa “protesta” del 15 maggio di quello stesso anno con la quale si denunciava l’atto di cieco e incorreggibile dispotismo del re Ferdinando II, che aveva ordinato alle truppe di sparare sui cittadini appostati dietro le barricate che il giorno avanti erano state erette dai liberali più spinti per ottenere modifiche alla costituzione. Il De Blasiis tentò pure di far insorgere, da quel giorno, le province continentali mettendo a capo della rivolta Mariano D’Ayala, intendente dell’Aquila, ma non si riuscì a nulla per mancanza di uomini e mezzi. Per tutto questo, il De Blasiis dovette emigrare a Roma.
Fu rieletto deputato nel 1849 ma, sciolta arbitrariamente la Camera, tornò sul Colle nativo. Qui lo raggiunse il mandato d’arresto, spiccato dalla Corte criminale dell’Aquila perché condannato a morte per cospirazione. Fuggì in Piemonte trasferendosi poi a Firenze dove partecipò alla rivoluzione del 1859. Tanta e tale fu la sua attività che il collegio di Bibbiena lo elesse deputato al Parlamento di Torino appena la Toscana, per effetto dei plebisciti dell’11 e 12 marzo 1860, fu annessa al Piemonte.
Nel 1860 stesso tornò in questo suo paese nativo ma se ne allontanò durante l’estate per accompagnare dal gen. Fanti, il quale da Ancona dirigeva l’occupazione delle Marche e dell’Umbria, una commissione di teramani che, temendo il pericolo che nella Regione si cadesse nell’anarchia per effetto dell’avanzata di Garibaldi verso Napoli e il sopravvento dei repubblicani con a capo Agostino Bertani, segretario generale della dittatura, Francesco Crispi ed altri amici di Mazzini, si affrettasse il passaggio del Tronto da parte del re Vittorio Emanuele II.
Il De Blasiis, accogliendo il consiglio datogli dal Fanti di recarsi Torino dal conte di Cavour, del quale era fido efficace agente, voleva portare al medesimo i famosi due telegrammi con i quali lo stesso Bertani aveva dato istruzioni, anzi ordini, al maggiore Antonio Tripoti di Teramo, comandante delle forze rivoluzionarie del Teramano, per il caso che le truppe piemontesi si presentassero alla frontiera del Tronto.
La commissione di abruzzesi sostò invece in Ancona dove il 5 ottobre 1860 venne ricevuta dal Re, cui fu presentato l’indirizzo col quale le nostre popolazioni lo supplicavano di affrettare il momento in cui i loro voti fossero coronati dalla sua accettazione. Illustrando questo indirizzo, il De Blasiis lo accompagnò con centinaia di deliberazioni di municipi abruzzesi e parlò contro “una fazione stolta e incorreggibile che osa attraversare un’impresa sì nobilmente incominciata e sì avventurosamente prossima a compiersi”. (Per queste accuse seguì un vivacissimo contrasto fra il De Blasiis e Clemente De Caesaris a mezzo di opuscoli).
Francesco De Blasiis fu eletto deputato della sua Città S. Angelo nelle votazioni seguite al plebiscito del Napoletano del 21 e 22 ottobre 1860, e quindi partecipò a Torino alla seduta del nuovo Parlamento, che poteva dirsi ormai italiano, dal quale (il 28 febbraio al Senato e il 14 marzo alla Camera) venne approvata la storica legge di un solo articolo: “Il re Vittorio Emanuele II assume per sé e i suoi reali successori il titolo di Re d’Italia”.
Nei predetti anni 1860 e 1861 il De Blasiis fu direttore in Napoli del Ministero degli interni durante il governo della Luogotenenza; nel febbraio del 1864 fu nominato segretario generale al Ministero dell’agricoltura; il 18 giugno fu assunto a consigliere di Stato, ufficio che tenne fino alla morte, con l’interruzione del periodo dal 10 aprile al 27 ottobre 1867 nel quale fu Ministro d’agricoltura e commercio nel gabinetto Rattazzi.
Oltre all’attività patriottica e politica Francesco De Blasiis svolse attività letteraria e scientifica. Scrisse poesie di vario genere, saggi sulla coltivazione dell’ulivo e della vite e “Istruzione teorico-pratica sul modo di fare il vino e di conservarlo”. Quest’ultimo lavoro, di oltre 350 pagine, arrivò alla settima edizione e fu recensito da Cosimo Ridolfi. Tenne anche conferenze enologiche a Firenze nel 1869 a cura del quel Consorzio agrario, conferenze che furono pubblicate dal Barbera. Per questa competenza dei problemi agricoli e per le sue benemerenze di agronomo, Francesco De Blasiis fu iscritto come socio nella antica e celebre Accademia dei Georgofili di Firenze.
Come risulta dal secondo volume del Dizionario bibliografico della Gente d’Abruzzo (edizione coop. Tip. “Ars et Labor”, Teramo 1955) di Raffaele Aurini, scrissero di Francesco De Blasiis, oltre al citato Ridolfi, Raffaele De Cesare, il Fortuna, il Parascandolo, il Bersezio, il Marescalchi, il De Vincentis, il Moreschi, Giovanni De Caesaris, Luigi Rivera, Francesco Ercole e Silvio Spaventa, questi in molte lettere al fratello Bertrando e ad altri.
Il De Blasiis morì a Roma il 31 agosto 1873 e fu sepolto a Napoli.
Il paese nativo – che gli intitolò anni fa la Scuola Tecnica, ora Scuola secondaria di avviamento al lavoro agricolo – compirà certo il dovere di ricordarne sulla pietra il nome, i giorni e le opere.
OPERE
- Istruzione teorico-pratica sul modo di fare il vino e conservarlo
- Istruzione teorico-pratica sul modo di fare il vino e conservarlo, Firenze, Tip. Barbera, Bianchi e c., 1857 (SBN, GB)
- Istruzione teorico-pratica sul modo di fare il vino e conservarlo, Napoli, stab. Tipografico, 1858 (SBN)
- Istruzione teorico-pratica sul modo di fare il vino e conservarlo e della coltivazione degli ulivi e della vigna bassa, 2. ed, Firenze, tip. Barbèra e Bianchi, 1860 (SBN)
- Istruzione teorico-pratica sul modo di fare il vino e conservarlo e della coltivazione degli ulivi e della vigna bassa, 3. ed, Firenze, Tip. Barbèra, 1864 (SBN)
- Istruzione teorico-pratica sul modo di fare il vino e conservarlo e della coltivazione degli ulivi e della vigna bassa, 4. ed, Firenze, Tip. Barbera, 1867 (SBN)
- Istruzione teorico pratica sul modo di fare il vino e conservarlo e della coltivazione degli ulivi e della vigna bassa, 5. ed, Firenze, Tip. Barbera, 1869 (SBN)
- Istruzione teorico-pratica sul modo di fare il vino e conservarlo e della coltivazione degli ulivi e della vigna bassa, 6. ed, Firenze, Tip. di G. Barbèra, 1872 (SBN, GB)
- Istruzione teorico pratica sul modo di fare il vino e conservarlo e della coltivazione degli ulivi e della vigna bassa, 7. ed, Firenze, Tip. Editrice della Gazzetta d’Italia, 1881 (SBN)
- Istruzione per la confezione di quei saggi di vini, che dovranno figurare nella parte ampelografica della Esposizione agraria abruzzese, che avra luogo nell’ottobre del 1870 in Teramo a fine di poter fare un utile confronto fra i prodotti de’ vari vitigni di Abruzzo, 1860? (SBN)
- Istruzione per la confezione di quei saggi di vini, che dovranno figurare in una esposizione ampelografica che avrà luogo in una delle città di Puglia in settembre nel 1871, e delle margotte delle corrispondenti viti, che dovranno accompagnare i vini nella esposizione istessa, Bari, Tip. Naz. Succ. Cannone, 1871? (SBN, GB)