ALESSANDRO BERARDUCCI
(1890 – 1971)
Avvocato, scrittore
(1890 – 1971)
Avvocato, scrittore
Alessandro Berarducci nacque a Città Sant’Angelo (all’epoca in Provincia di Teramo) il 24 maggio 1890 da Adelchi e da Teresa De Petris. Egli trascorse l’infanzia nella città natale, in una famiglia di piccoli proprietari terrieri i quali, oltre a dedicarsi all’agricoltura, coltivavano il gusto della letteratura, non tralasciando di partecipare attivamente agli avvenimenti che si svolsero intorno al 1870. In particolare, il padre Adelchi fu un fervente patriota ed anticlericale. In un ambiente familiare di cosi grandi interessi, il giovane Alessandro apprese e coltivò la passione politica che sviluppò negli anni successivi. A Città Sant’Angelo, Alessandro frequentò le scuole elementari, mentre per il ginnasio ed il liceo si recò a Pesaro e poi a Chieti. Egli cominciò presto a pubblicare articoli di vario contenuto su diversi giornali, ma alcune colonne dal sapore troppo liberale, apparse sul giornale “Il Giordano Bruno”, lo portarono a scontrarsi con il suo insegnante, un sacerdote. Le divergenti ed aspre discussioni che ebbero lo costrinsero a trasferirsi al liceo di Lanciano, per evitare gravi conseguenze sul piano scolastico. Nella nuova sede, scrisse i primi testi teatrali che furono rappresentati in teatro, ottenendo un lusinghiero successo di critica e di pubblico. Nell’ambiente scolastico, per le doti spiccate di oratore, fu spesso incaricato di commentare gli avvenimenti ed i fatti del tempo. Conseguita la maturità classica, egli andò all’Università di Roma e si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza, ma a quegli studi si applicò con alterno impegno, distratto dalla grande passione per la letteratura ed il teatro. A Roma, frequentò artisti, poeti e letterati che lo maturarono ancora di più, affinandone la sensibilità e la comprensione magica del palcoscenico. In questo periodo scrisse alcune commedie che lo videro tra l’altro regista e attore.
Alla guerra del 1915-18, partecipo come volontario col grado di sottotenente, dopo aver frequentato l’accademia militare di Modena. Nel teatro di guerra, sul Monte Grappa, fu gravemente ferito alla gamba sinistra durante un combattimento. Per la sua azione gli venne conferita la medaglia di bronzo al valore (28-01-1918).
Ritornato a Città Sant’Angelo, riprese a dedicarsi alla letteratura scrivendo poesie anche in lingua italiana, ma il suo impegno maggiore fu per il teatro dialettale angolano. Pertanto, egli formò una compagnia con la quale mise in scena le sue opere, rappresentate sempre con grande successo. Creò inoltre “Il Teatro Abruzzese”, suscitando grande interesse ed entusiasmo per una iniziativa attesa da tempo in tutta la regione. Nel 1930, ottenne il I premio al concorso di commedie dialettali con “Lu distene cusce e scusce” (Presidente della commissione L. Polacchi). Questa intensa attività teatrale l’aveva distratto dalla giurisprudenza; si fermò un momento e ritorno a Roma per finire gli studi che si conclusero con la laurea. Alessandro Berarducci svolse la professione di avvocato con intelligenza e sottile arguzia, patrocinando con successo in tutte le aule di giustizia ed assistendo gratuitamente gente umile e povera. Durante il periodo fascista si dimostro abile oratore nel sottolineare le ricorrenze del regime, tuttavia l’impegno politico fu tale da non farsi travolgere dagli avvenimenti e dalla tragedia della dittatura. Nell’impegno letterario, con gli scritti, egli volle rappresentare l’anima della sua terra con le ansie, le gioie, le delusioni e le passioni, raccontate sulla scena da personaggi veri, presi dall’ambiente in cui vivevano quotidianamente.
Nelle sue commedie si esalta il dialetto angolano, una lingua che egli domina completamente, con una proprietà lessicale che si caratterizza per gli accenti bruschi, l’angolosità delle parole e l’estrosità delle espressioni. I toni di quel parlare, l’autore seppe modularli alle diverse circostanze con levità, in modo tale che essi si armonizzassero compiutamente con il personaggio e la scena. Alessandro Berarducci, con il suo carattere scherzoso e gioviale, volle sinceramente divertirsi scrivendo versi satirici, come si rileva dalla lettura delle composizioni folkloristiche del S. Antonio e delle Carnevalate angolane attraverso cui si mettevano alla berlina i politici e si sorrideva sui fatti e i personaggi della città. Egli mori il 9 agosto 1971, in seguito ad incidente stradale.
OPERE
Opere smarrite ma rappresentate
“La tagliola”, atto unico in lingua italiana.
“Lu trene chi passe”, commedia dialet. in 2 atti.
“Lu picchete”, dramma dialettale in 4 atti.
“Nu palme di camisce”, atto unico in dialetto.
“La pignete di fasciule”, commedia dialet. in 3 atti.
“La lotteria di Tripoli”, farsa in un atto in lingua italiana.
“La speranza”, operetta musicale (musica di O. Jannucci).
“Zumpi”, dramma in 3 atti in lingua italiana.
Opere teatrali
“Resurrezione (Lu vote)”, dramma dialet. in 2 atti.
“Lu distene cusce e scusce”, commedia dialettale in 3 atti.
“Lu pene di chese e lu pene di piazze”, commedia dialettale in 2 atti.
“La travuccature”, dramma dialettale.
“Piccoli proprietari”, dramma in lingua italiana in 4 atti.
“Coma murò ggiuviddi grasse”, atto unico in dialetto.
“La sciannnele annascoste”, commedia dialettale in 3 atti.
“La buonanime”, atto unico in dialetto.
“Lu miracele”, atto unico in dialetto.
“La tagliuola”, atto unico in lingua italiana.
“Come le rose”, atto unico in lingua italiana.
“Nu palme di camisce”, atto unico in dialetto.
“Il trucco”, scene di vita teatrale.
“Risveglio”, divertimento per strumenti musicali.
“Va all’inferno”, atto per motivo scherzoso.
“S. Antonio”, rappresentaz. folkloristica in versi.
“Come à nete Rome”, composizione in versi dialettali.
“Lu prisepie di carne”, componimento lirico.
BIBLIOCRAFIA ESSENZIALE
• M. Masci, Il risorto Teatro dialettale Abruzzese, in “Il Tempo”, 30 ottobre 1954.
• G. Mazzocco, Cenni biografici, in Alessandro Berarducci, Pescara, Grafiche Ballerini, 1972.
• A. Oronzo, Ricordi di tempi lontani, ibid.
• L. D’Alfonso, Stralci da un diario, ibid.
• L. Polacchi, (Presidente) Premio per rassegna teatrale in dialetto abruzzese, in “Il Tempo d’Abruzzo”, 9 settembre 1971.